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Referendum, Aldo Marturano, Cgil Padova: “Non è andata come speravamo ma è indubbio che questa battaglia ha allargato il nostro consenso. Dobbiamo ripartire da qui”

All'indomani dei risultati del referendum, il Segretario Generale della CGIL di Padova, Aldo Marturano, esprime delusione per l'esito, pur riconoscendo gli aspetti positivi emersi durante la campagna referendaria.

"I risultati del referendum, anche a Padova e provincia, ci lasciano un'amarezza che non possiamo nascondere – dichiara Aldo Marturano – perché avevamo sperato in un esito diverso, convinti della necessità di un cambiamento per il bene delle lavoratrici, dei lavoratori e della nostra comunità. Non possiamo che prendere atto della decisione dei cittadini e rispettarla. Desidero ringraziare di cuore tutte e tutti coloro che in questi mesi si sono spesi con grande generosità credendo nell’obiettivo che ci eravamo dati: lavorare al loro fianco è stata un’esperienza umana straordinaria. Abbiamo avuto la magra consolazione di essere risultati la provincia in Veneto con la maggior percentuale di elettori ma questo non ci conforta più di tanto se consideriamo che il dato complessivo non raggiunge la media nazionale, fatta eccezione per Padova città e cintura urbana. Anche l’andamento delle percentuali dei sì è stata tutto sommato in linea con la tendenza nazionale, anche se quelle più basse relative al quinto quesito, quello sulla cittadinanza, dovrebbero farci riflettere perché si tratta di un dato che segnala come nei nostri territori, più che altrove, gli stranieri vengano percepiti come un problema, un elemento su cui far ricadere le cause delle proprie condizioni e paure, dimenticando di quanto, in una società in grave crisi demografica come la nostra, siano fondamentali affinché si regga tutto il sistema”. 

“Ma  resto convinto – aggiunge il Segretario Generale della Cgil di Padova – che nonostante non si sia conclusa con una vittoria, questa campagna referendaria sia stata un'occasione preziosa per il nostro sindacato: durante questi mesi di intenso lavoro, abbiamo avuto modo di confrontarci con migliaia di cittadini, di ascoltare le loro preoccupazioni e di spiegare le nostre ragioni, riscontrando spesso interesse e partecipazione, anche in contesti e tra persone che solitamente non sono prossimi all'attività sindacale.  Anche la collaborazione con la rete di associazioni, con cui tre anni fa abbiamo iniziato un percorso comune sia a livello nazionale che locale, è stata fondamentale. In questo contesto voglio sottolineare l’importante apertura ai temi referendari da parte della Chiesa di Padova che ha organizzato, in diverse Parrocchie, momenti di confronto a cui ho personalmente partecipato all’interno di sale piene come non se ne vedevano da tempo. Ed è innegabile che questo ci ha permesso di allargare il nostro consenso e di rafforzare il legame con la popolazione. Del resto i numeri parlano chiaro: tra Padova e provincia abbiamo circa 76 mila iscritti e a votare ci sono andati quasi tre volte tanto, cioè circa 207 mila persone. È comunque il segno che siamo riusciti ad uscire dai nostri tradizionali confini e a portare i temi a noi cari in mezzo ad una discreta fetta di popolazione anche se inferiore a quanto miravamo”.

"Il nostro impegno – conclude Aldo Marturano – non si esaurisce certo con questo referendum. Le questioni che abbiamo posto rimangono centrali per il futuro del lavoro e della società e non sono certo state risolte. Un dato drammatico se, per esempio, pensiamo all’alta precarietà che spinge centinaia di migliaia di giovani a lasciare ogni anno il nostro Paese o al numero esorbitante di morti e infortuni sul lavoro che quotidianamente registriamo. Cifre che purtroppo resteranno ancora invariate avendo perso l’opportunità di incidere sulla legislazione che le permette, avendo i referendum fallito la prova del quorum. Un risultato che secondo noi, più che rappresentare un successo di chi ha irresponsabilmente predicato per l’astensione è un elemento di preoccupazione, il termometro che segna la febbre della nostra democrazia.  Perché quel che ci appare chiaro è che senza un lavoro dignitoso, stabile, ben retribuito la democrazia rischia di entrare in forte crisi. Per questo, nonostante la delusione, la Cgil di Padova continuerà la sua azione e forte di questa nuova energia continuerà, con la determinazione che la distingue, a portare avanti le proprie battaglie per i diritti, la giustizia sociale e una maggiore equità, affinché le cose cambino. Siamo consapevoli che ci vorrà, tempo, pazienza e partecipazione ma noi continueremo a lottare per promuovere una cultura diversa”.

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