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25 aprile, Cgil Cisl e Uil di Padova insieme all’Anpi in Via Santa Lucia per ricordare il ruolo di lavoratrici e lavoratori nella Resistenza: il discorso del Segretario Generale Aldo Marturano

Qui di seguito l'intervento che il Segretario Generale della Cgil di Padova ha tenuto nella mattina di venerdì 25 aprile in via Santa Lucia, luogo in cui circa 80 anni fa furono uccisi tre persone (due partigiani e un renitente alla leva), nella cerimonia organizzata dalle Segreterie Provinciali dei Sindacati Confederali insieme ad Anpi Padova e con la partecipazione del Comune di Padova

 

Ringrazio tutti quanti oggi sono presenti accogliendo il nostro invito a celebrare l'80° anniversario della Liberazione dal nazifascismo.

È nostra consuetudine, come organizzazioni sindacali e come ANPI, partecipa alla cerimonia istituzionale che si svolge ogni anno a Palazzo Moroni ma quest'anno, in occasione dell'ottantesimo, abbiamo sentito il bisogno di organizzare un nostro specifico momento.

Lo abbiamo ritenuto fondamentale per il significativo apporto che lavoratrici e lavoratori hanno dato nel favorire la sconfitta di due dittature tra le peggiori nella storia dell'umanità.

Abbiamo deciso di farlo in un luogo simbolo, in via Santa Lucia, dove, il 17 agosto del 1944, avvenne l'impiccagione di tre martiri della Resistenza: il Dottor Flavio Busonera, il più noto, un medico condotto in una terra povera, a Cavarzere a servizio degli ultimi e della Resistenza; il partigiano Clemente Lampioni e il renitente alla leva Ettore Calderoni.

Furono accusati di un crimine che non avevano commesso: l'uccisione, il giorno prima, di Bartolomeo Fronteddu, comandante provinciale della Guardia Nazionale Repubblicana, per la quale il Prefetto Menna stabilì che, per rappresaglia, dovessero essere giustiziati dieci detenuti partigiani e non detenuti nelle carceri di Piazza Castello e dei Paolotti, seguendo la logica nazista del rapporto di uno a dieci.

Ai tre condannati destinati all'impiccagione per rendere esemplare l'esecuzione, si aggiunsero altre sette persone fucilate nella Caserma Nord di Chiesanuova: Primo Barbiero, Pasquale Muollo, Cataldo Presicci, Antonio Franzolin, Saturno Bandini, Luigi Pierobon “Dante” a cui sarà intitolata la Caserma di Chiesanuova e insignito alla medaglia d'oro al valore militare e Ferruccio Spigolon .

Siamo invitati e siamo onorati della presenza dei parenti delle vittime.

I giustiziati erano innocenti e questo dieci il Prefetto Menna, artefice dalla condanna, lo apprese prima dell'esecuzione. A compiere il delitto erano stati tre fascisti, mentre il mandante era un sergente della Wermacht, la motivazione tutt'altro che politica, passionale.

Per questo si è trattato di una strage, secondo una logica paragonabile a quella adottata nello sterminio di popolazioni innocenti, da parte del sedicesimo battaglione delle SS e dai repubblichini, come quelle di Sant'Anna di Stazzema, Marzabotto, San Terenzo Monti, nella Lunigiana, popolazioni povere e analfabete fatte di donne e bambini.

Questo erano il fascismo e il nazismo, per sconfiggere il quale a Padova, grazie alla propria posizione geografica centrale, si organizzò una imponente Resistenza che vide tra i protagonisti l'Università di Padova, anch'essa medaglia d'oro al valor militare – il Rettore Concetto Marchesi e il Professor Egidio Meneghetti – il Partito Comunista, il Partito d'Azione, il Partito Socialista e il mondo cattolico, tra cui Don Giovanni Nervo e don Giovanni Fortin, oltre a esponenti della futura Democrazia Cristiana.

Ma tra i protagonisti ci furono anche operaie e operai: a Padova sono noti gli scioperi del '44 presso le Officine Stanga , la Breda di Cadoneghe e la Snia Viscosa . Scioperi che avevano l'obiettivo di promuovere la pace, stanchi di una guerra che causava morti e povertà e soprattutto la liberazione dal giogo di una crudele, disumana e insopportabile dittatura.

Sono queste le ragioni per cui siamo qui, consapevoli che non può trattarsi solo di un evento celebrativo ed è questa la ragione per cui non possiamo essere sobri come vorrebbero esponenti del Governo, non è un happy hour o un rave party, ma determinati e decisi nel ricordare che è stato, in quanto quella storia che auspicavamo tutti fosse stata sconfitta manifesta dei pericolosi rigurgiti, rispetto ai quali è utile e fondamentale richiamare alla memoria chi ha sacrificato la propria vita per consegnarci un futuro di pace, di democrazia, di libertà, di uguaglianza.

Oggi spirano nuovamente venti di guerra, nelle democrazie si affermano sempre maggiormente logiche autoritarie, che sono il risultato di politiche che hanno privilegiato il mercato e quindi l'arricchimento di pochi, a scapito del benessere di molti che si può garantire, come previsto dalla nostra Costituzione, solo attraverso un lavoro dignitoso, ben retribuito e stabile.

Ed in questo senso, con ossequioso rispetto, non c'è altro modo per dirci noi per primi addolorati per la perdita di un Papa che, comunque la si pensi, credenti o meno, ha caratterizzato il proprio Pontificato per lottare contro queste ingiustizi e, utilizzando parole e compiendo gesti molto più forti di quanto noi stessi siamo in grado di fare . Un papà affatto sobrio.

Queste le sue parole sul lavoro povero e precario:

" Il lavoro precario uccide. Uccide la dignità, uccide il futuro, uccide la speranza. È inaccettabile che oggi esistano lavoratori poveri, persone che, pur lavorando, non riescono a vivere con dignità. Questo è sfruttamento, non è economia".

Quando questo non avviene, quando cresce il numero di poveri, come sta accadendo nel nostro Paese, la democrazia è in pericolo e lo dimostra la disaffezione di larga parte della popolazione, quella più disagiata che a votare non va più.

E quando questo clima diventa crescente c'è il rischio che movimenti antidemocratici e fascisti ritornino a dire la propria, come avvent èo di recente con la manifestazione del 15 marzo a Padova di Casa Pound a cui tutte le forze democratiche di questa città, sindacali, associative, politiche, hanno risposto con un'importante manifestazione antifascista la sera dello stesso giorno.

Le ragioni per cui siamo qui, quindi, sono profonde e in continuità con chi la storia della Resistenza e della Liberazione l'ha fatta. Ci sentiamo custodi di una cultura, quella antifascista , che è straordinariamente attuale , che necessità di essere curata, di ricevere nuovo vigore e di essere agita.

Una cultura che trae fondamento dalla nostra Costituzione che fu voluta per dire mai più alla guerra e alle dittature ma che non è mai stata sufficientemente applicata e che in quanto tale è il nostro faro, la nostra via d'uscita, la speranza e il futuro per le giovani generazioni , che vivono un profondo disagio sociale ea cui molto dobbiamo, soprattutto noi che tanto abbiamo ricevuto.

Il servizio di Telenordest sulla cerimonia in Via Santa Lucia organizzata dalle Segreterie Provinciali di Cgil Cisl Uil e dall'Anpi

Via Longhin, 117 Padova Tel. 049-8944211 - Fax 049-8944213 - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. PEC : Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
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