Erano in migliaia - chi dice 5000, chi dice 4000: poco importa, erano comunque in tante e in tanti - alla manifestazione organizzata ieri, venerdì 12 dicembre, dalla Cgil a Padova, nell'ambito dello Sciopero Generale proclamato a livello nazionale dal sindacato di Maurizio Landini contro la Legge di Bilancio del Governo Meloni e che ha visto scendere, in decine e decine di piazze italiane, un totale di circa mezzo milione di persone.
Pubblichiamo il discorso tenuto dal Segretario Generale della Cgil di Padova, Aldo Marturano, dal palco in Piazza Garibaldi, che ha introdotto gli interventi delle delegate di diverse categorie che hanno raccontato le difficoltà profonde che si vive nel mondo del lavoro all'interno dei diversi settori e Interventi che hanno preceduto quello conclusivo di Nicola Marongiu, della Cgil Nazionale. Un discorso che segna l'ultima apparizione pubblica, in qualità di Segretario Generale della Cgil di Padova, di Marturano che a breve terminerà la sua esperienza alla guida della Cgil padovana per aver raggiunto il limite dei mandati.
Sciopero Generale 12 dicembre 2025
Intervento
Cara presidente Meloni siamo qui e ancora una volta in tantissimi per dire a lei e al suo Governo che questa legge di bilancio non ci piace, che altre misure sarebbero state possibili per dare risposta alle tante donne e ai tanti uomini, ai tanti giovani e ai tanti anziani il cui disagio economico e sociale e i cui bisogni materiali crescono di giorno in giorno.
Per farlo avrebbe dovuto ascoltarci, avrebbe dovuto sedersi a un tavolo e trattare, come si fa in ogni Paese democratico e non limitarsi a comunicarci le sue decisioni.
Quanto meno perché rappresentiamo milioni di lavoratrici e lavoratori, di pensionate e pensionati di disoccupate e disoccupati che meritano rispetto!
Che oggi scioperano, si di venerdì, perdendo la giornata di retribuzione, mentre domani, molti di loro non faranno alcun week end lungo ma saranno nei supermercati, negli ospedali, nelle fabbriche a ciclo continuo, nelle scuole, nei trasporti, negli alberghi, nei ristoranti, nella logistica, nella sicurezza e nel soccorso, nella consegna a domicilio. Otto milioni di persone! una su tre. MERITANO RISPETTO!!!
Come si fa a dire che il nostro Paese sta bene, che l’occupazione aumenta, che l’Italia lavora e produce, che noi facciamo solo politica.
Ma in che Paese vive!
La povertà assoluta cresce, sei milioni di persone, 1,3 milioni di minori che non sono in grado di sfamarsi, di curarsi, di istruirsi. Non sono un dato statistico, sono persone!
E cresce non perché sono nullafacenti, ma perché il loro lavoro è precario, a termine o dura poche ore alla settimana, soprattutto se si è donna, o è irregolare o è in nero o perché viene pagato poco.
Le nostre retribuzioni negli ultimi trent’anni sono le uniche a non essere cresciute, ad avere il segno meno, mentre in Germania e in Francia sono aumentate di oltre 10.000 euro e nella vicina Spagna di 3.000 euro.
Dal 2021 al 2024 i nostri salari hanno perso 6.000 euro, perché ad aumentare è stato il costo della vita, fare la spesa è diventato impossibile a causa dell’inflazione troppo alta, un costo della vita che non è uguale per tutti, per chi è povero vale doppio.
Ma in che Paese vive: figli non se ne fanno più, siamo in presenza non di un inverno ma di una glaciazione demografica e quei pochi giovani che abbiamo vanno via.
Lo dice il CNEL, dal 2011 al 2024 sono andati via oltre 630.000 giovani, 78.000 nel solo 2024 e dove vanno? Non in Australia, non negli Stati Uniti, non in Cina ma in Germania, in Francia, in Spagna, perché lì si sentono più rispettati, più tutelati, più riconosciuti, sono meglio retribuiti e in grado di programmare e sognare un futuro.
Balza un dato: la nostra provincia, Padova, è la seconda in Italia per fuga di cervelli (il 57%), dopo Milano. Qualsiasi docente universitario con cui vi confrontiate è avvilito a vedere dopo tanto investimento che a beneficiare sono altri. Sarebbe questo il vostro patriottismo?
Non è vero che l’occupazione è cresciuta, sono gli ultracinquantenni che sono raddoppiati, il 40% degli occupati, mentre vent’anni fa erano la metà.
Ultracinquantenni, la cui età della pensione è spostata sempre più avanti, non è prevista più alcuna forma di flessibilità, la pensione anticipata non esiste più, vi siete resi ridicoli nel dire che avreste superato la Fornero, mentre siete stati capaci di fare peggio.
Siamo una società sempre più anziana, fatta di anziani lasciati soli, non in grado di curarsi nel momento di massimo bisogno, persone con la cui pensione si continua a fare cassa, non riconoscendo le dovute rivalutazioni.
E non possiamo più contare sui nostri diritti sociali, quelli previsti dalla Costituzione, a partire dalla sanità, sempre meno finanziata. E’ un fatto che 6 milioni di persone hanno rinunciato a curarsi, è un fatto che chi può curarsi ricorre sempre più al privato, è un fatto che medici e infermieri scappano dal servizio pubblico perché poco retribuiti e molto sfruttati e maltratti, solo cinque anni fa li consideravamo degli eroi.
Ed ancora, siamo in un Paese in cui politiche industriali ed energetiche non se ne fanno, si assiste ad una crisi senza precedenti, le aziende che chiudono aumentano, così come crescono le ore di cassintegrazione, mentre le stragi sul lavoro continuano, ogni giorno tre vite si spezzano, donne e uomini, giovani e anziani, persone per le quali non è contemplata una seconda occasione.
E’ questo il Paese in cui viviamo, sono queste le ragioni per cui scioperiamo, noi vogliamo, al contrario, il meglio: vogliamo un lavoro tutelato, di qualità e ben retribuito, vogliamo che la parità di genere sia realtà e non solo buoni propositi; vogliamo che si riconosca un lavoro stabile e il diritto al futuro alle nuove generazioni che se devono andarsene lo devono fare per scelta di vita e non per necessità; vogliamo che la povertà sia abrogata; vogliamo essere degli anziani sereni; vogliamo poter tornare a casa terminato il lavoro, vogliamo poterci curare, essere istruiti, acculturati, avere un’ abitazione, vogliamo che ci sia data la possibilità di andare in pensione sia a chi è prossimo sia a chi oggi, perché precario e povero, alla pensione non ci crede.
Non è un libro dei sogni, non è vero che le risorse non ci sono. Basta restituirci direttamente o indirettamente i 26 miliardi di maggiori tasse – FISCAL DRAG - che abbiamo pagato come lavoratori dipendenti e pensionati; è sufficiente recuperare i 100 miliardi annui di evasione fiscale; far pagare più tasse alle rendite finanziarie a chi ha redditi alti o a chi svolge un lavoro autonomo che gli rende e che invece paga la metà delle imposte di un pensionato o di un dipendente; pretendiamo che siano tassate le aziende che fanno profitti ed extraprofitti e che negli ultimi 10 anni hanno distribuito dividendi agli azionisti piuttosto che pagare di più chi lavora.
E poi, SI, va chiesto un contributo dell’1% alle 500.000 persone che nel nostro Paese hanno ricchezze superiori ai 2 milioni, voi gridate allo scandalo ma non è un esproprio “comunista” è un contributo di solidarietà, più dignitoso che condonare chi evade o chi si è costruito alloggi abusivi, solo per procacciarsi voti come in Campania.
Infine e soprattutto non aumentate le spese militari di quasi 1.000 miliardi in dieci anni, perché noi vogliamo la Pace e non vogliamo la guerra!
Non è il mondo dei sogni, è ciò che le persone vi chiedono e sono talmente demoralizzate che a votare non ci vanno più.
Tutto questo è possibile, basta conoscere, studiare, applicare ed amare la nostra Costituzione antifascista, si antifascista.
Perché il fascismo in questo Paese non se l’è mai messa via. Oggi è il 56° anniversario della strage di Piazza Fontana (Banca Nazionale dell’Agricoltura, 16 morti e 98 feriti), una bomba fatta esplodere da Ordine Nuovo per fermare il vento di partecipazione e di conquista studentesca e operaia di quegli anni, un vento che non si fermò perché a vincere furono la democrazia e la Costituzione.
Quella stessa Costituzione, nata grazie a chi, aspirava ad un mondo migliore per sé e per chi sarebbe venuto in futuro, un mondo senza dittature e senza guerre ma con una solida democrazia, garantita attraverso “una Repubblica fondata sul lavoro!” (Articolo 1).
Per questo giù le mani dalla nostra Costituzione!
Viva lavoratori e pensionati, viva la Cgil!
Il servizio di Telepadova 7 Gold sulla manifestazione di Padova per lo Sciopero Generale del 12 dicembre
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